Quando uno non crede alle proprie orecchie e rimane letteralmente
senza parole, ovvero:
nuovi orizzonti dell'interpretazione musicale.
Accendo la radio su Rai Classica, e capito nel mezzo di quello che
sembra essere un pezzo di musica contemporanea (a me sconosciuto) per
violino : armonici, glissati in su e in giù, strappate brutali, passaggi
velocissimi, pizzicati "bartòk" a mitraglia, grumi di note
irriconoscibili se non come "figura" o "evento stocastico", tremoli al
ponticello, silenzi improvvisi e sintomatici...insomma tutto il consueto
armamentario retorico della musica d'avanguardia.
Ma in questo caso c'è qualcos'altro che aleggia nell'aria: come una ironia, una volontà caricaturale, come se il compositore volesse prendere in giro lo stile delle avanguardie esagerandone parodisticamente il repertorio "effettistico".
Io sospetto che sia così anche perché tra un glissato e l'altro, tra un effetto e l'altro, spuntano dei frammenti quasi-tonali che mi ricordano qualcosa, che sembrano delle citazioni dal repertorio classico del violino, che io però non riconosco. Allora mi dico: beh, questo compositore sicuramente ha una poetica postmoderna, non cerca il rigore interno del linguaggio ma utilizza elementi appartenenti a epoche e linguaggi diversi per farne un montaggio a suo gusto. Un momento sembra Sciarrino, un attimo dopo sembra Stravinskij, e altro ancora. Chi sarà mai costui?
Mentre mi passano per la mente queste domande, mi accorgo che in realtà il brano non è per violino solo, bensì per violino e ensemble folcloristico, perché nel frattempo è iniziata una danza indiavolata a suon di tamburelli, archi battuti col legno, e così via: ma deve essere una danza (che intuisco di origine balcanica) veramente "etnica", perché il violino solista si produce in acrobazie inaudite, fra trilli e sovracuti e glissati e jetèes, ma con un suono degno del più rustico e folkeggiante violino rauco e scordato di tutti i balcani, insomma una vecchia cassetta di legno trovata in cantina, cui siano state montate delle corde precarie, spaiate, suonata da un violinista fuori di sè e totalmente in preda all'alcol!
Inoltre anche qui la musica sembra seguire una certa embrionale, quasi irriconoscibile tonalità, con un paio di accordi (credo, mi pare di capire, nella confusione generale) che si alternano, I-IV, tipico procedimento armonico del bordone folk. E anche qui mi pare di riconoscere qualche citazione del repertorio violinistico, ma non saprei dire quale...
Perciò penso, forse ho sbagliato: questa non è musica contemporanea di un ignoto compositore post-moderno, interamente scritta; questo è invece un ensemble folcloristico, certamente registrato sul campo, "live" da un etnomusicologo durante qualche festa di paese. Ho un trasalimento: che sia una delle leggendarie registrazioni di Kodàly o di Bartòk, quando giravano per l'Ungheria alla ricerca delle radici popolari della musica? No, impossibile: la presa sonora è troppo buona, troppo fedele. Ai tempi di Bartòk sarebbe stato impossibile registrare con questa qualità di suono.
Intanto la danza si è fermata improvvisamente e ricomincia il violino solo con una sua specie di cadenza, tipo i trilli degli augellini all'inizio de "La Primavera" di Vivaldi, mischiati ad altre cose più o meno virtuosistiche e chiaramente improvvisate, un po' nello stile jazz-rock del buon vecchio Jean-Luc Ponty.
Ho una illuminazione: questa non è musica contemporanea, e nemmeno folk! Questo è un gruppo jazz-ethno, è tutta roba improvvisata! Sarà una session registrata dal vivo a qualche jazz festival! Chissà chi è questo violinista?
Non faccio a tempo a mettere a fuoco nella memoria un nome, che inizia un'altra sezione musicale del pezzo, e questa volta sembra una rivisitazione contemporanea - un po' à-la-Schnittke- di una danza barocca, settecentesca. Come se un minuetto fosse filtrato da lenti espressioniste, e gli interpreti avessero assunto delle droghe allucinogene tipo l'LSD.
Insomma per farla breve, altri momenti musicali i più disparati si susseguono, e io non ci capisco più niente, rinuncio a capire cosa sia ciò che sto ascoltando, e ormai aspetto che finisca il pezzo -accolto da scroscianti applausi, un trionfo, a quanto capisco - solo per la curiosità di sapere chi sia questo autore a me completamente ignoto.
Ma in questo caso c'è qualcos'altro che aleggia nell'aria: come una ironia, una volontà caricaturale, come se il compositore volesse prendere in giro lo stile delle avanguardie esagerandone parodisticamente il repertorio "effettistico".
Io sospetto che sia così anche perché tra un glissato e l'altro, tra un effetto e l'altro, spuntano dei frammenti quasi-tonali che mi ricordano qualcosa, che sembrano delle citazioni dal repertorio classico del violino, che io però non riconosco. Allora mi dico: beh, questo compositore sicuramente ha una poetica postmoderna, non cerca il rigore interno del linguaggio ma utilizza elementi appartenenti a epoche e linguaggi diversi per farne un montaggio a suo gusto. Un momento sembra Sciarrino, un attimo dopo sembra Stravinskij, e altro ancora. Chi sarà mai costui?
Mentre mi passano per la mente queste domande, mi accorgo che in realtà il brano non è per violino solo, bensì per violino e ensemble folcloristico, perché nel frattempo è iniziata una danza indiavolata a suon di tamburelli, archi battuti col legno, e così via: ma deve essere una danza (che intuisco di origine balcanica) veramente "etnica", perché il violino solista si produce in acrobazie inaudite, fra trilli e sovracuti e glissati e jetèes, ma con un suono degno del più rustico e folkeggiante violino rauco e scordato di tutti i balcani, insomma una vecchia cassetta di legno trovata in cantina, cui siano state montate delle corde precarie, spaiate, suonata da un violinista fuori di sè e totalmente in preda all'alcol!
Inoltre anche qui la musica sembra seguire una certa embrionale, quasi irriconoscibile tonalità, con un paio di accordi (credo, mi pare di capire, nella confusione generale) che si alternano, I-IV, tipico procedimento armonico del bordone folk. E anche qui mi pare di riconoscere qualche citazione del repertorio violinistico, ma non saprei dire quale...
Perciò penso, forse ho sbagliato: questa non è musica contemporanea di un ignoto compositore post-moderno, interamente scritta; questo è invece un ensemble folcloristico, certamente registrato sul campo, "live" da un etnomusicologo durante qualche festa di paese. Ho un trasalimento: che sia una delle leggendarie registrazioni di Kodàly o di Bartòk, quando giravano per l'Ungheria alla ricerca delle radici popolari della musica? No, impossibile: la presa sonora è troppo buona, troppo fedele. Ai tempi di Bartòk sarebbe stato impossibile registrare con questa qualità di suono.
Intanto la danza si è fermata improvvisamente e ricomincia il violino solo con una sua specie di cadenza, tipo i trilli degli augellini all'inizio de "La Primavera" di Vivaldi, mischiati ad altre cose più o meno virtuosistiche e chiaramente improvvisate, un po' nello stile jazz-rock del buon vecchio Jean-Luc Ponty.
Ho una illuminazione: questa non è musica contemporanea, e nemmeno folk! Questo è un gruppo jazz-ethno, è tutta roba improvvisata! Sarà una session registrata dal vivo a qualche jazz festival! Chissà chi è questo violinista?
Non faccio a tempo a mettere a fuoco nella memoria un nome, che inizia un'altra sezione musicale del pezzo, e questa volta sembra una rivisitazione contemporanea - un po' à-la-Schnittke- di una danza barocca, settecentesca. Come se un minuetto fosse filtrato da lenti espressioniste, e gli interpreti avessero assunto delle droghe allucinogene tipo l'LSD.
Insomma per farla breve, altri momenti musicali i più disparati si susseguono, e io non ci capisco più niente, rinuncio a capire cosa sia ciò che sto ascoltando, e ormai aspetto che finisca il pezzo -accolto da scroscianti applausi, un trionfo, a quanto capisco - solo per la curiosità di sapere chi sia questo autore a me completamente ignoto.
Ed ecco infine l'annuncio :
"Avete ascoltato, dall'auditorium di Lucerna, la registrazione live del CONCERTO IN RE MAGGIORE PER VIOLINO E ORCHESTRA DI W.A.MOZART.
"Avete ascoltato, dall'auditorium di Lucerna, la registrazione live del CONCERTO IN RE MAGGIORE PER VIOLINO E ORCHESTRA DI W.A.MOZART.
Violinista PATRICIA KOPATCHINSKAJA,
direttore TEODOR CURRENTZIS,
orchestra MUSICA AETERNA."
direttore TEODOR CURRENTZIS,
orchestra MUSICA AETERNA."
Di colpo mi sono sentito vecchio, decrepito, finito