
Gli ensembles e i gruppi da camera, almeno in Italia, sono invece in genere degli homeless.
Sopratutto per un certo repertorio offerto da questi ensembles (di musica antica o contemporanea, e di molti altri "generi") spesso sono necessari lunghi giorni, settimane di prove per preparare anche un solo concerto, se particolarmente impegnativo. Non avendo una loro "casa", tutti questi coraggiosi ensembles, che arricchiscono il tessuto culturale e musicale delle nostre città con proposte originali, innovative, si devono perciò accontentare di spazi precari, alla bell'e meglio: scantinati, sottotetti, magazzini etc. Certamente ciò conferisce loro un'aria undergroung e alternativa: se non fosse che questi luoghi, oltre ad essere spesso scomodi logisticamente, sono anche acusticamente pessimi e inadatti al delicato lavoro con il quale si "crea" il suono d'insieme. Inoltre costano, e le spese per affitto e gestione gravano in modo insostenibile sui fragilissimi bilanci di queste piccole imprese culturali, spesso sull'orlo della morte finanziaria, e solo raramente sovvenzionate dal denaro pubblico con stille d'acqua che non coprono nemmeno le spese vive.
A Milano, città nella quale sono nati e operano alcuni tra i più prestigiosi ensembles italiani, con il recente cambio dell'Amministrazione Comunale e la nomina di un Assessore alla Cultura finalmente attento ai fenomeni sociali, è in corso un dibattito sugli spazi dedicati alla produzione musicale, dal quale si spera possano emergere proposte e soluzioni concrete.
Riporto qui sotto alcuni passi della lettera aperta scritta da Andrea Minetto, direttore di produzione del Festival MiTo e socio dell'ensemble Sentieri Selvaggi, che a mio parere contiene una proposta interessante.
"Il problema più grande non è la mancanza di palcoscenici ma di un luogo dove provare e ottimizzare alcune risorse che sono comuni al processo creativo e che ora sono invece disperse nella città, costituendo una moltiplicazione delle voci di costo per tutto il sistema. E' urgente creare uno spazio con alcuni servizi che possano essere condivisi e cogestiti, come ad esempio sale prove, uffici, sale riunioni e deposito strumenti in comune. Se molti di questi servizi fossero centralizzati, l'attività produttiva di ciascuno si moltiplicherebbe e le ricadute sulla città e la sua promozione all'estero sarebbero enormi. Penso a qualcosa sull'esempio di Kings Place di Londra, con delle sale prove comuni, delle sale riunioni, un piccolo centro multimediale, una reception dignitosa unificata, un piccolo deposito strumenti. Non serve un mega centro ma un edificio minimamente attrezzato, dove gli ensembles possano provare e lavorare, abbattendo i costi di gestione e liberando cosi risorse da dedicare esclusivamente alla promozione di quello che fanno. Immagino un edificio ceduto dal demanio comunale o da un privato, e gestito da una associazione di secondo livello snella e operativa, il cui consiglio direttivo è presieduto a turno dai diversi rappresentati delle varie realtà, che portano ciascuno il proprio contributo."
A me, come a molti altri, la proposta è sembrata, oltre che saggia, anche ragionevole: non si chiede all'ente locale denaro che poi viene investito senza controllo, ma l'aiuto (a costo molto contenuto, forse anche a costo zero per l'Amministrazione) per una ottimizzazione della logistica e dei costi di tutto un sistema, mettendo così in rete diverse realtà che finora si fanno concorrenza a volte sleale. Auguriamoci che sia l'inizio di una svolta per dotare finalmente i musicisti freelance (razza viandante e pendolare quant'altre mai) di una vera casa, per piccina ch'essa sia ....
fosse vero! potrebbe essere un'idea che Mito stesso, a fronte della dimostrata capacità di passare dai progetti alla realtà, facesse da punto di riferimento prima, e coordinatore poi, di un esperimento cittadino in questo senso, da presentare se riuscisse, alla giunta (con la giunta? con le giunte Milano e Torino?). Fa un po' paura il ventilato ingresso di Genova- Da Mito a Gemito, suona tutto in un altro modo...
RispondiEliminacaro Anonimo ,
RispondiEliminaquesta di Genova non la sapevo. Ma del resto , il famoso "trinagolo industriale" Ge-Mi-To ha una sua logica fin dalla ricostruzione degli anni '50. e poi , sono tutte aministrazioni di sinistra , quindi a me va bene.
Anche per dividere i costi.
Sperèmm.