La musica del Settecento sembra avere oggi, nel XXI secolo, più o meno la stessa popolarità (a volte sconfinante nel fanatismo di massa) della musica pop.
Un vastissimo pubblico di tutte le età e livelli di scolarità e cultura accorre ai concerti, compra dischi e alimenta un mercato globale che ormai mi pare stia scavando il fondo del barile di tutto l'immenso patrimonio musicale che era rimasto per secoli sepolto nelle biblioteche.
Come era prevedibile e fisiologico, oggi dopo aver pubblicato decine o centinaia di versioni dei più alti capolavori del repertorio barocco - uso questa definizione generica per comodità - si riscoprono autori e opere minori che poco o nulla aggiungono alla nostra conoscenza, e si è passati ora anche a lavorare di fantasia, re-inventando con una certa spregiudicatezza opere incomplete o dubbie, proponendo versioni arbitrarie o improbabili ibridazioni etnico/linguistiche funzionali al gusto postmoderno contemporaneo (mi riferisco qui alla recente "querelle" sulle interpretazioni del celebre Jordi Savall, a parere di qualcuno piuttosto spregiudicate; ma non è che il caso più noto).