"Sto diventando un po' troppo critico per potermi illudere ulteriormente di avere qualche talento" - F. Nietzsche


"Musica est exercitium aritmaeticae occultum nescientis se numerari animi“

- G.W. Leibniz


"I pecoroni non vogliono diventare padroni del loro lavoro!" - C.T.


"Tutta la musica è contemporanea."

giovedì 4 agosto 2016

CONNECT ?



CONNECT
Leggo sulla preziosa rivista cartacea edita da Ensemble Modern, Frankfurt, il lancio di un progetto di cooperazione internazionale tra lo stesso EM, London Sinfonietta, Asko, Remix, chiamato CONNNECT che sarà eseguito nei quattro paesi dove risiedono i predetti ensembles, e consiste nel commissionare ad alcuni (giovani) compositori dei lavori che includano un intervento attivo del pubblico nell'esecuzione.
Va da sè che questa partecipazione, per ovvi motivi, non puó essere molto raffinata. Dalle interviste ai compositori ricavo che il pubblico potrà suonare varie piccole percussioni distribuite all'ingresso del concerto, oppure mormorare, recitare in vario modo brani di poesie tratte dal programma di sala, o produrre suoni - vocali o di altro genere: sempre seguendo una serie di istruzioni precedentemente impartite, e integrando così, come previsto in partitura, la parte musicale eseguita dagli interpreti professionisti. Potrà eventualmente anche spostarsi insieme agli esecutori, nel caso che l'opera preveda da parte dei musicisti professionisti una esecuzione "itinerante" o spazializzata. E così via. 
Per riflettere su questo progetto è necessario tenere a mente il contesto più ampio: la musica contemporanea "accademica", quella che discende in qualche modo dalla "Neue Musik" del '900, perde appeal in tutta Europa, fatica a finanziarsi e rischia di ghettizzarsi sempre di più, con un suo pubblico fedele certo, che peró invecchia, con i suoi riti più o meno consolidati. Non era questo il progetto originale della Neue Musik, la quale, al contrario, nei pensiero utopistico dei suoi esponenti più d'avanguardia, credeva di sostituirsi del tutto, nel mondo del futuro, alla musica "classica"! 
Il pionierismo dell'avanguardia è ormai consegnato alla Storia. Le formazioni specializzate in questo repertorio, oggi pienamente istituzionalizzate da parecchi decenni, finanziate in larga parte da denaro pubblico, sanno che in futuro queste risorse diminuiranno seguendo inevitabilmente il trend politico/culturale del nostro tempo. Quindi cercano giustamente di rimodulare la loro offerta e di rinnovare allo stesso tempo il pubblico e la proposta culturale in modo più adeguato alla nuova situazione sociale, alle tendenze attuali. 
E indubitabilmente il concetto di CONNESSIONE, di PARTECIPAZIONE, in vari modi coniugato, nel mondo reale come in quello virtuale dei media e dei social media, è il trend principale del nostro tempo. 
Ecco quindi che l'idea di coinvolgere il pubblico direttamente nell'esecuzione, annullando in qualche modo la distanza tra i musicisti sul palco e la gente seduta in platea, sembra essere una risposta, sia pur parziale, per rimettere in moto le cose e risvegliare l'interesse della gente e dei media.
Benissimo: del resto l'idea non è affatto originale, se si pensa alle performances di John Cage e altri in campo musicale (roba degli anni 50/60 del Novecento!) e del nostro Ronconi nel teatro: penso al suo Orlando Furioso degli anni '70, allestito in vari spazi di una ex fabbrica, con scene recitate in contemporanea in varie sale che il pubblico poteva visitare nell'ordine preferito.
Questi due precedenti storici bastino per esemplificare una grande quantità di proposte simili che si sono viste nella seconda metà del Novecento.
 
È poi recentissimo il "Concerto per orchestra e pubblico" di Nicola Campogrande, (vedi foto-articolo di Repubblica)  che ha avuto delle esecuzioni pare molto gradite dal pubblico partecipante, e ha attirato l'attenzione dei media non specializzati. Io non l' ho ascoltato e non posso giudicare.
Comunque, è ovvio che non si inventa mai nulla ex-novo, e che sembra saggio riprendere una tendenza del passato, se si è in grado di svilupparla meglio, di adeguarla al presente. 
Dipenderà quindi dalla qualità artistica- non solo dal suo potenziale di socializzazione - di questo progetto CONNECT se avrà fortuna.
Sinceramente, ciò che desumo dal lungo articolo sulla rivista di EM nelle dichiarazioni d'intento dei suoi serissimi promotori, non sembra andare molto più in là di un retorico, politicamente corretto appello alla "partecipazione attiva" del pubblico nella realizzazione di particolari "atmosfere" musicali, magari anche affascinanti singolarmente dal punto di vista sonoro, ma credo tutto sommato dal fiato corto, e mi domando: è veramente così che pensiamo il futuro della nostra musica? Siamo di fronte a un espediente massmediatico oppure a una proposta articolata, pensata a fondo, di lungo respiro? La nostra é l'Era della Connessione, della Condivisione: ma anche qualche volta della demagogia. Non vorrei che alla fine ci ritrovassimo in una no man's land, a metà strada tra i vecchi happenings degli anni '60 e il pubblico festante che applaude a tempo la Radetsky March ogni 1 gennaio a Vienna :-))