Se dovessimo
riassumere in una parola l’impressione principale avuta all’ascolto del
concerto di Repertorio Zero, senza temere di cadere nella retorica, si potrebbe
usare – senza alcuna ironia – la parola Coraggio. Repertorio Zero é
un gruppo di compositori, informatici musicali, strumentisti, nato
principalmente intorno a un’idea semplice quanto rischiosa, e forse utopistica:
inventare una nuova liuteria, cioé nuovi strumenti musicali, “acustici” o
assistiti dal medium informatico,
adeguati allo stato dell’arte della ricerca musicale contemporanea; e insieme
inventare il repertorio per valorizzarli.
"Sto diventando un po' troppo critico per potermi illudere ulteriormente di avere qualche talento" - F. Nietzsche
"Musica est exercitium aritmaeticae occultum nescientis se numerari animi“
- G.W. Leibniz
"I pecoroni non vogliono diventare padroni del loro lavoro!" - C.T.
"Tutta la musica è contemporanea."
lunedì 29 dicembre 2014
lunedì 3 novembre 2014
L'altroieri i compositori italiani popolari in tutto il mondo erano Verdi, Puccini. Oggi Albano, Celentano, Ramazzotti. Non é un po' strano? E perché succede?
Lo so, dico una grandissima banalità, ma il problema rimane, grosso come una casa, ed è il seguente.
In tutto il mondo quando dici "Italia" ti rispondono "Cultura" "Rinascimento", Michelangelo, Raffaello, Leonardo, Verdi, Puccini. Ma per quanto riguarda in particolare i musicisti/autori contemporanei, i nomi oggi celebri in tutto il mondo sono Albano, Celentano, Ramazzotti e così via. Dimenticavo Ennio Morricone, mi si fa osservare. Giusto. Ma non è un musicista "puro": o meglio lo è, ma la sua celebrità l'ha ottenuta come autore di musiche (bellissime) da film, mentre la sua produzione "pura" rimane sconosciuta, cosa della quale lui stesso si duole moltissimo.
E il fenomeno di cui parlo non è limitato al nostro paese: dovendo nominare un compositore celebre ad esempio di area germanica (la nazione musicale per eccellenza) dopo Wagner, Schumann, Strauss, Mahler, chi nominereste?
giovedì 23 ottobre 2014
Fabio Cifariello Ciardi , “VOCI VICINE” a Reggio Emilia: l’urlo e la rabbia di un paese in crisi di nervi.
Fabio Cifariello Ciardi é un compositore che percorre un cammino
originale e personale nel panorama della musica contemporanea. Mi ero già occupato in questo stesso blog di una sua interessante e curiosa composizione per strumenti e elettronica, Nasdaq Match.
Questa volta sono stato a Reggio Emilia a vedere il suo nuovo lavoro, VOCI VICINE, presentato nell’ambito del
Festival “Aperto”.
L’autore giustamente non definisce Opera, o video-Opera - infatti non
vi figurano cantanti - questo lavoro per giornalista narrante (Gad Lerner, in
questa occasione), video, ensemble strumentale e elettronica; bensì Passione, facendo preciso riferimento
alla temperatura emotiva e tragica
del tema di cui tratta.
lunedì 20 ottobre 2014
Fare il "compositore contemporaneo" è un MESTIERE ?
Ogni tanto mi capita di essere destinatario delle amare riflessioni di compositori più o meno miei coetanei che raccontano di essere stati manipolati, terrorizzati, o addirittura di aver avuto "tagliate le gambe" o di essere stati pesantemente ostacolati psicologicamente nella loro formazione creativa dai loro Maestri di Conservatorio, tipicamente gli esponenti di punta delle "avanguardie" degli anni '70.
A loro dire, chi dichiarasse di amare Schumann o pretendesse di analizzare in classe che so, Schubert, veniva fatto oggetto di sprezzanti commenti, di pubblico disonore. Peggio succedeva a chi scrivesse musica tonale o usasse triadi consonanti, pur magari in un contesto di non rigorosa armonia "tradizionale"; e se in una composizione atonale o seriale - di rigore in quegli anni negli ambienti accademico/ conservatoriali- venisse reperita qualche ottava o, peggio che andar di notte, raddoppio di ottava o di unisono nell'orchestrazione, scattava l'ostracismo e l'accusa di essere reazionario se non "fascista"!
Insomma, secondo questi racconti, pare che in alcune classi di composizione di quel periodo vigessero delle regole Zdanoviane; che i giovani compositori fossero tutti dei piccoli Shostakovic torturati dai torvi Ispettori del Ministero della Cultura Popolare, e che molti brillanti compositori in erba fossero a tal punto condizionati, choccati dal terrorismo psico/ideologico dei loro Maestri, da smettere di studiare o di scrivere musica.
COSA VERAMENTE PENSAVA SCHOENBERG
L'allievo (e celebre violinista) Rudolf Kolish mandò al Maestro una dettagliata analisi del suo IIII quartetto. Schoenberg lo loda ma risponde:
"Dev'essere stata una faticata, e non credo che io ne avrei avuto la pazienza. Ma credi poi che servirà a qualcosa sapere come è fatto? Non posso stancarmi di deplorare l' eccessiva importanza che si dà a queste analisi. Esse hanno tutt'al più come esito quel che ho sempre combattuto: l'accorgersi di come è fatto; mentre ho sempre cercato di aiutare a comprendere che cosa È !
È quel che ho più volte tentato di spiegare a Wiesengrund, e anche a Berg e a Webern. Ma non mi danno ascolto. Non posso stancarmi di ripeterlo: le mie opere sono composizioni dodecafoniche, e non composizioni dodecafoniche."
"Dev'essere stata una faticata, e non credo che io ne avrei avuto la pazienza. Ma credi poi che servirà a qualcosa sapere come è fatto? Non posso stancarmi di deplorare l' eccessiva importanza che si dà a queste analisi. Esse hanno tutt'al più come esito quel che ho sempre combattuto: l'accorgersi di come è fatto; mentre ho sempre cercato di aiutare a comprendere che cosa È !
È quel che ho più volte tentato di spiegare a Wiesengrund, e anche a Berg e a Webern. Ma non mi danno ascolto. Non posso stancarmi di ripeterlo: le mie opere sono composizioni dodecafoniche, e non composizioni dodecafoniche."
giovedì 23 gennaio 2014
In certe curve del tempo: Claudio Abbado e Luciano Berio
Per me, due fatti
recenti apparentemente sconnessi tra loro, ma legati da una trama sottile di pensieri personali: la
pubblicazione degli scritti di Luciano Berio, che coprono un arco temporale di
oltre cinquanta anni, e la
scomparsa di Claudio Abbado.
Due musicisti italiani,
ma cosmopoliti, e particolarmente consapevoli della necessaria coincidenza tra
la dimensione artistica e quella civile della loro professione.
Convinti che la
musica non sia intrattenimento ma autentico strumento di conoscenza e
promozione sociale.
I loro percorsi
così unici e irripetibili si sono incrociati ben poche volte, a quanto io sappia, ed é un vero peccato.
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