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giovedì 23 ottobre 2014

Fabio Cifariello Ciardi , “VOCI VICINE” a Reggio Emilia: l’urlo e la rabbia di un paese in crisi di nervi.


Fabio Cifariello Ciardi é un compositore che percorre un cammino originale e personale nel panorama della musica contemporanea. Mi ero già occupato in questo stesso blog di una sua interessante e curiosa composizione per strumenti e elettronica, Nasdaq Match.
Questa volta sono stato a Reggio Emilia a vedere il suo nuovo lavoro, VOCI VICINE, presentato nell’ambito del Festival “Aperto”.
L’autore giustamente non definisce Opera, o video-Opera - infatti non vi figurano cantanti - questo lavoro per giornalista narrante (Gad Lerner, in questa occasione), video, ensemble strumentale e elettronica; bensì Passione, facendo preciso riferimento alla temperatura emotiva e  tragica del tema di cui  tratta.

Cifariello é uno dei musicisti che riflettono in modo più lucido e personale sul ruolo del compositore in una società che cambia velocemente, e nella quale la forza delle “avanguardie” musicali di stampo accademico é da tempo erosa dai fenomeni della postmodernità; e con questo  lavoro mette a segno una originale proposta di spettacolo dal grande impatto emotivo, a metà strada tra la cronaca giornalistica, la narrazione, la riflessione sul compito dei media, la ricerca musicale di alto livello.
Voci vicine é una vera Passione profana; tratta delle sofferenze dei senza lavoro, degli alluvionati, dei terremotati, delle innumerevoli vittime incolpevoli delle tragedie nazionali causate da incuria, cattiva politica, criminalità. Sullo schermo si susseguono, a spezzoni brevissimi e con montaggio velocissimo, brani tratti da servizi televisivi e da interviste video-giornalistiche sul campo, “nell’immediatezza degli eventi”.
Sono le voci delle vittime: cittadini comuni, lavoratori, donne, uomini, anziani che lamentano e protestano – in tutti i dialetti del Bel Paese, in una Babele corale che paradossalmente sembra unire la nazione solo nel segno della disperazione – di aver perso tutto, di sentirsi abbandonati dal Sindaco, da chi doveva soccorrerli e non l’ha fatto, dal Governo....
Si potrebbe nutrire un certo scetticismo di fronte a quella che può sembrare a prima vista una speculazione mediatico/musicale, ma non é così: pur avendo scelto un tema fortemente sociale, l’autore non cade nella facile trappola della denuncia e degli slogans contro il Potere, non prende una posizione esplicitamente “politica”. Ci offre questi visi sconvolti, queste voci rotte dalla disperazione e dal pianto, lasciandoli al giudizio degli  spettatori, ma intende agire drammaturgicamente ad un livello più alto.
Lo conferma sopratutto il trattamento delle voci parlanti degli anonimi che si susseguono sul video, che le fa diventare la materia prima sulla quale é costruito un complesso quanto sorprendente tessuto musicale.
Sviluppando una tecnica sulla quale lavora da molto tempo, Cifariello punta l’attenzione sull’intonazione e sul ritmo delle voci parlanti. Con l’aiuto di un software di analisi vocale da lui  stesso  programmato, ne sintetizza le caratteristiche musicali per poi trasferirne e riprodurne l’andamento con gli strumenti e l’elettronica. In questa singolare “traduzione” musicale, le inflessioni e i ritmi delle voci diventano così i timbri,  le melodie e le armonie  dell’ ensemble strumentale, in mille modi diversi e inventivi.
Ciò che ne esce é un singolare dialogo corale, intessuto tra le persone in video e gli  strumenti che, singolarmente, a piccoli gruppi o tutti insieme, diventano dei “doppi” i cui interventi punteggiano, accompagnano, rinforzano, rispondono alle voci in un intreccio armonico/polifonico di grande impatto.
Voci vicine é violento fino al parossismo, quando l’ensemble si unisce al ritmo dei cori scanditi (“vergogna, vergogna”) dalla folla che protesta contro il politico in visita; sottilmente ironico quando un trombone “fa il verso” alla voce del delegato (sindacale?) che arringa i dimostranti con parole che, urlate nel megafono, diventano incomprensibili ma assumono un carattere tutto musicale, come una  cantilena senza senso; drammatico quando accompagna, sottovoce e rispettoso, il pianto pieno di dignità di una madre che ha perso il  figlio.
Oltre agli strumenti musicali veri e propri, ogni esecutore impiega altri strumenti che potremmo definire “poveri”, ma che colorano in modo efficace, ora spiritoso ora drammatico, la narrazione: fogli di cellophane fruscianti, bottiglie di plastica crepitanti sotto i piedi, sassi percossi a mo’ di percussioni e altro. Tutto uno strumentario coloristico che si integra in modo espressivo e coerente con i vari contesti sonori e con i contenuti emotivi che appaiono a video.
L’elettronica si incarica di cucire il tutto, da sola o come arricchimento del tessuto sonoro, reggendo le fondamenta armoniche di tutta la composizione, desunte (così mi ha raccontato l’autore) da alcune “colonne” tratte dall’analisi computerizzata dello spettro sonoro di accordi complessi ricavati dagli armonici  delle corde gravi del pianoforte.
Qualcuno potrebbe nutrire un certa perplessità sui testi scritti e narrati dal giornalista televisivo Gad Lerner: interventi forse non abbastanza teatrali per integrarsi pienamente nel contesto drammaturgico. Ma Lerner non é un attore, non recita una parte ma fa veramente se stesso: apparendo più volte in un cono di luce, alternandosi alle parti musicali,  commenta  criticamente, dal suo punto di vista di  ex(?)-conduttore televisivo, la funzione dei media in un mondo che trasforma inevitabilmente in spettacolo le tragedie individuali e collettive, perché the show must go on. D'altronde l’autocritica giornalistica acquista tanto più valore quanto più é prestigioso e ben noto il personaggio che la proclama pubblicamente, e in questo senso la scelta di Gad Lerner come narratore é certo la migliore possibile.

Ottimi, come sempre, gli eccellenti musicisti di Icarus Ensemble, ben diretti da Yoichi Sugiyama, e onore e lode al Festival Aperto organizzato da I Teatri di Reggio Emilia, per il coraggio di proporre questo spettacolo originale e rischioso, la cui riuscita non era  garantita sul pubblico: che invece ha mostrato  di partecipare e apprezzare molto, con lunghi  e convinti applausi.
Per chi lo voglia vedere dal vivo, lo spettacolo sarà replicato a L’Aquila, per la Società di concerti “Barattelli”, il 9  Novembre prossimo.
Renato Rivolta©



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