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lunedì 2 gennaio 2017

AFFETTUOSO MESSAGGIO DI PACE AGLI ODIATORI DELLA MUSICA CONTEMPORANEA "COLTA"




AFFETTUOSO MESSAGGIO DI PACE AGLI ODIATORI DELLA MUSICA CONTEMPORANEA "COLTA"
(o "accademica" o "d'arte" o "forte" o quello che volete voi, insomma ci siamo capiti)
E AI NOSTALGICI DELLA TONALITÀ

Io ho aperto questo blog solo da qualche anno, ma in questo pur relativamente breve lasso di tempo ho visto crescere a dismisura attacchi sempre più polemici e talvolta violenti contro la "musica contemporanea" (vedi sopra la definizione a piacere). 
Sarei tentato a questo punto di appellarmi alla PresidentA Boldrini o all' ONU per chiedere l'intervento dei caschi blu in difesa di una minoranza etnica seriamente minacciata nella sua esistenza. 
Non sto a riassumere le accuse contro questa piccola e tutto sommato trascurabile nicchia fra le infinite nicchie di cui si compone il grande mercato musicale: non c'é nemmeno uno tra i miei "contatti" qui che non si sia imbattuto certamente svariate volte in post sull'argomento, seguiti da alluvioni di commenti e di polemiche, quindi tralascio la disamina e riassumo in estrema sintesi.
Le accuse provengono non solo da stimabili colleghi musicisti che sanno ciò che dicono e lo argomentano compiutamente e in modo articolato e motivato, ma ormai anche da guardiamacchine abusivi, venditori di almanacchi, vice-rappresentanti di una sottomarca della BIC (chi coglie la citazione vince un CD di Feldman), marittimi di lungo corso (quindi lontani da casa per lunghi periodi dell'anno) testimoni di Geova, abbonati a L'Unitá: categoria, quest'ultima, che credevo estinta da tempo, ma tant'è.
La parola d'ordine é : dàlli all'untore della musica contemporanea, al rogo l'eretico senza Dio!


L'argomento cardine delle violente accuse è che la MCC (acronimo di cui al titolo) è lontana dal pubblico, che è troppo intellettuale, i suoi esponenti tutti segajoli ammanicati raccomandati massoni communisti protetti e finanziati dalla politica, che stanno nella ormai leggendaria "torre d'avorio",  che LaGGente non capisce una fava di quella roba lì e quindi le sale sono vuote, infine che hanno distrutto la VERA MUSICA, che è invece quella.... tonale.

Cari amici odiatori e talebani, mi rivolgo a voi con un sorriso amichevole e scherzoso perché vi voglio bene - e perchè le diatribe sui gusti musicali non possono e non devono mai guastare i rapporti personali, e sono orgoglioso di contare tra di voi molti amici cari, ai quali sono legato da affetto e stima da molto tempo - e vi dico che io stesso già da tempo vado dicendo e scrivendo che la MCC ha dei problemi seri, che è caduta in una crisi molto grave; ad esempio, ne scrivevo nel 2011 in questo post http://renatorivolta.blogspot.it/2011/12/la-musica-contemporanea-e-morta.html al quale ha dato tra l'altro un contributo decisivo l'amico compositore Marco Tutino. 

Ma vi chiedo: voi non crederete DAVVERO che il futuro della musica in questo nostro sfortunato e difficile paese sia un ritorno sic et simpliciter alla tonalità? 
Lasciamo da parte i talebani: so bene che quelli di voi che fanno i musicisti di professione non coltivano tout-court quest' idea bizzarra, anche perché il concetto di tonalità andrebbe precisato e definito: forse alcuni pensano più genericamente a un ritorno a modelli meno stringenti di quelli classici,  di gravitazione armonica intorno a centri di attrazione, ma senza l'armonia "funzionale", insomma un po' Stravinskij un po' Shostakovich un po' Debussy un po' Prokofiev un pò John Adams (per capirci genericamente) e chi più ne ha più ne metta. 
Benissimo! Non sarò certo io a dire che non mi va bene, visto che sono un fan di questi grandi Maestri. Se guardiamo infatti alle attuali esperienze di successo genericamente neo-tonali, americane o di altri paesi, vediamo sottotraccia la lezione assimilata dai grandi eretici del primo Novecento. È possibile che qui nel vecchio continente e specificamente in ItaGlia, remota provincia dell'Impero dove siamo mediamente sempre in ritardo di una ventina di anni, prenda piede questo stile. Sicuramente è più divertente, più vicino al "comune sentire" di un pubblico meno attrezzato, obbliga l'Autore al mantenimento di un alto livello artigianale, e anche consente migliore possibilità espressiva e comprensibilità. Ben venga. 
Ma vorrei aggiungere che comunque nel nostro paese nel frattempo succedono molte ALTRE cose nel campo delle musiche di oggi (quindi anch'esse, pensate un po', contemporanee) e che la maggior parte di queste altre cose succedono al di fuori del circuito tradizionale dei teatri e delle sale da concerto per le quali voi pensate le vostre opere, e per un pubblico infinitamente più diversificato e variamente alfabetizzato. 
In particolare, non so se ve ne siete accorti, ma mentre noi ci preoccupiamo di scrivere ed eseguire musiche di derivazione più o meno accademica, con gli strumenti o l'orchestra sinfonica tradizionale, nel frattempo le tecnologie informatiche e le loro ibridazioni con lo strumentario acustico ed elettrico hanno dato luogo negli anni  all'apparizione di una quantità di linguaggi, variamente figli del rock, del pop, del minimal, della techno, dell'ambient, del metal, del glitch, del jazz e di tutte le infinite ibridazioni, anche con la musica "colta",  che io non conosco nemmeno in minima parte, e che in buona parte rappresentano una autentica MUTAZIONE GENETICA del linguaggio musicale contemporaneo; che questa mutazione genetica ha effetto sulle modalità percettive e di ascolto delle grandi masse, trasportandole verso paradigmi di ascolto (o non-ascolto) sideralmente lontani da quelli coi quali siamo stati formati noi. Qui sembra che elaborazione tematica e armonica, narratività, direzionalità del discorso musicale non siano più sentite come condizione indispensabile ai fini dell'espressione, ma valgono invece altri parametri quali la sottile giustapposizione di oggetti elementari, una sensibilità particolarmente acuta per il timbro ibrido elettronico/strumentale, molto spesso fonicamente violento, altre volte tenue come un acquerello,  il tutto per così dire "immerso" in una vasca di risonanze evocative e così via.
Vogliamo occuparcene, prendere in seria considerazione il problema di arrivare anche a questo pubblico così alieno, così giovane e così numeroso, vogliamo pensare a noi stessi come compositori veramente contemporanei, oppure pensiamo che basti tornare che so, a un buon vecchio Puccini riaggiornato con un tocco di Steve Reich (tanto per dire) per ritenerci in sintonia col mondo che cambia? 
Naturalmente è facile vedere quanto poche di queste "nuove" musiche siano veramente interessanti, mentre dentro la gran parte di esse ci sia moltissimo onanismo autoreferenziale, ancor più che nella musica più radicale contemporanea "colta". C'è un aspetto esteriore patinato, molto tecnologico, dall'apparenza sofisticata, a cui corrisponde però una impotenza sostanziale dal punto di vista espressivo; musica per Nerds che si baloccano con le ultime versioni dei software di editing audio o con masturbazioni più o meno raffinate sulla manipolazione di elementi melodici primitivi e/o insignificanti, o sui "rumori": sono in genere analfabeti di ritorno (se li giudichiamo  secondo il  nostro metro di giudizio accademico)  che brancolano nel vuoto o si arrampicano sugli specchi,  ma lo fanno in un modo che sembra molto intelligente, molto intellettuale e molto sofisticato, perciò funziona, per qualcuno.
Ma attenzione: se si può parlare di analfabetismo per quanto riguarda la formazione accademica, la composizione tradizionale, qui siamo in presenza di tutt'altra fattispecie di alfabetizzazione, non so se altrettanto raffinata perché  la sua tradizione e storia é al momento molto più breve, ma che potrebbe col tempo avere sviluppi di grandissimo valore.
In margine vorrei aggiungere che mi preoccupa davvero questa impotenza creativa, questa mancanza di slancio vitale, questo baloccarsi intorno al nulla, questo intellettualismo algido e asettico, privo di un pensiero forte e di aspirazioni alte e rivoluzionarie, da parte di una generazione che in realtà a ben vedere dovrebbe invece scendere per le strade e mettere tutto a ferro e fuoco, fare la rivoluzione! Ma questo è un altro discorso, sul quale magari tornerò in altra occasione. 

Perciò cari amici, per concludere: va benissimo scannarsi su Serialismo vs.Tonalità, su Boulez (Satana artefice di tutti i mali del mondo!) vs. Arvo Pärt o chi volete voi.
Ma non facciamo come i capponi di Renzo che litigano mentre stanno per essere messi entrambi in padella! 
LÀ FUORI c'è un mondo molto più grande del nostro, che di Boulez non ha nemmeno mai sospettato l'esistenza e che della seconda scuola di Vienna se ne fotte, perché ascolta e gode delle lagne monocordi di Brian Eno (per dire). 
Forse è il caso che cerchiamo di metterci in sintonia anche con questo pubblico, che è il pubblico contemporaneo vero, di capire meglio che tipo di alfabetizzazione e percezione musicale nuova stia nascendo; per entrare in un circuito potenzialmente ben più grande - il che non guasterebbe nemmeno al nostro portafogli - e per innalzare magari un po' la qualità della musica che questo grande pubblico ascolta, sollevandolo dal livello infimo nel quale è precipitato. 
Altrimenti, ci ritroveremo a rimpiangere i vari Berio Stockhausen Boulez: quelli almeno la musica la conoscevano, la pensavano davvero, pur con tutti i difetti che volete; mentre questi Nerds di oggi, se continuiamo e disinteressarcene, presto o tardi ci cancelleranno, e sarebbe un peccato, per tutti. 

Con affetto, 
Oṃ Maṇi Padme Hūṃ (sanscrito, devanāgarī ॐ मणि पद्मे हूँ)
PEACE & LOVE 
 
John e Renato

8 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  2. mi sarebbe sinceramente piaciuto leggere quanto scritto da monica gobbi; il fatto che sia stato cancellato sembra conferire al tutto un'aura un po' disperata. come mi sono permesso di scrivere rispondendo a renato nei commenti al post "dioniso al concerto di musica elettronica" del 2016, il fatto che sia aperto l'eterno conflitto fra pubblico e "noi" autori della famigerata MCC fa sì che, in una perenne "sofferenza" non si possa mai morire del tutto. (fra parentesi: c'è davvero ancora qualcuno che considera i compositori "comunisti" protetti da qualche partito?). che invece il conflitto concerna ancora - fra musicisti - chi si opponga a boulez o ad adams direi che è oziosamente accademico, come la trascorsa battaglia fra modernisti e postmodernisti. tonalità o meno non ha la minima importanza, è la partitura a doverne uscire: se d'interesse lo sarà in ogni caso e con qualsiasi mezzo. mi pare che sia evidente. non critichiamo mai il fatto che un'opera odierna, o un'istallazione, etc. sia di gesso o di cemento, usi l'olio o l'acrilico: ne consideriamo l'insieme e quindi ci esprimiamo in merito. chissà perché sulla musica sono ancora in auge simili viete categorie come la "tonalità" o la "serialità" (o chi per esse). l'opera prescinde - o dovrebbe prescindere - dalla sua materia organica. e poi, ai cosiddetti "nerds" s'opporrà sempre qualche minoranza, qualche deviazione dalla norma, qualche bizzarro che i sentieri tracciati non li vorrà intraprendere. buon anno e buona epifania, dario agazzi - darioagazzi.it

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  3. Non sono sicuro che il tuo "ecumenismo" (tonalità o no, é il valore dell'Opera che conta), che appare anche a me spesso fondatissimo e che quando mi appare così condivido, sia sia un principio saldo e valido in assoluto. Tu fai il confronto con i materiali delle arti visive e sostieni che l'uso di diversi materiali non determina il loro valore "artistico". Ma forse nel caso della musica il problema del "materiale" non é così secondario, perché in musica (a meno che non si accompagni a un testo o un altro linguaggio col quale si può raccontare una storia, esprimere dei concetti linguistici) il materiale E' la musica stessa. E se uno scrive OGGI una cadenza ( per dire) V-I sa di utilizzare una struttura ben precisa, storicizzata (e inflazionata), con un suo "significato". Non é come se un pittore usasse un acrilico per fare un quadro astratto, ma semmai come se OGGI dipingesse una natura morta in stile fiammingo del '500 (a olio o a acrilico, quello sì e indifferente per il pensiero postmoderno). Cioé si entra nel campo dei meta-significati. E qui il discorso si allarga molto, e va a finire nell'analisi dell'estetica postmoderna, che ritiene di poter usare i linguaggi e gli stili del passato come un serbatoio indifferenziato di possibili materiali da "citazione" con i quali giocare al gioco della meta-arte, o della metafisica dell'arte, se preferisci. Insomma la questione é complessa, e io non ho affatto le idee chiare, anche se concordo con te che si può sempre produrre qualocsa di intelligente e emozionante a prescindere dal linguaggio; ma poi mi rimane il dubbio di chiedermi quanto fiato abbia questo "pensiero debole", questo accettare ciò che si trova a buon mercato sugli scaffali della Storia dell'Arte e riciclarlo senza porsi il problema della costruzione di un linguaggio (pensiero)"forte" che vada un po' più in là della contingenza e del trend odierno, che é in prevalenza improntato ( non potendo spesso fare altro) a una sorta di autoironia, a volte goliardica, a volte otimistica, a volte un po' cupa e depressiva. E mi fermo qui per non confondere ancora più gravemente le idee che ho impilato disordinatamente :-)

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    1. caro renato, è verissimo quanto scrivi, avevo certamente tralasciato di considerare:

      a) il fatto che si possa utilizzare una cadenza V-I come se "nulla fosse";

      b) il fatto che nel pensiero postmoderno - ormai abbastanza archiviato - si potesse adoperare i "materiali a buon mercato sullo scaffale della storia dell'arte" (molto bella come metafora).

      per il punto a): dovrebbe esistere un senso del gusto innato, o derivato dalla propria riflessione estetica personale, tale da escludere certi ricorsi a soluzioni facili e a buon mercato; se così non fosse, beh, andrebbe valutato ogni singolo caso compositivo. pertanto in una partitura potrebbero essere adoperate "soluzioni abusate" con finalità magari eterogenee (resta il fatto che si stia usando un cimelio della nonna). personalmente troverei assurdo utilizzare il codice tonale (proprio quello a cui ti riferisci con i gradi di tonica e dominante così rigidi) con finalità espressive o simili, ma qui si entra nel campo delle scelte private.

      per il punto b): è molto complesso come dici tu. ma è certo che le finalità compositive odierne potrebbero aver superato ampiamente il discorso autoironico e anche il "pensiero debole".

      sull'uso, infine, dei materiali: certamente è come se oggi qualcuno dipingesse una natura morta in stile fiammingo. ma - a parte i falsari e qualche postmoderno - ve ne sono molti che operino in tale maniera?
      in musica, infine, c'è qualcuno che si metta a ricalcare le fughe di bach con intenti seri? forse ho la fortuna di non conoscere alcuno che operi in tal senso. o forse, come mi sono permesso di dire sopra, il gusto personale e la ricerca ponderata di chi scrive induce al superamento di questi atteggiamenti, che possono essere inizialmente ironici e divertenti. poi sono solo accademia stantia, tu che ne pensi?

      un caro saluto, dario agazzi

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  4. Caro Dario,
    io ho trovato particolarmente incisiva l'analisi della situazione dell'arte che Jean Baudrillard faceva nei suoi libri e interventi pubblici già dagli anni '80, e poi con il famoso articolo "Il complotto dell'arte" apparso su Libération nel 1997.
    Baudrillard naturalmente parla principalmente delle arti visive, ma mi pare che il paradigma sia lo stesso per i musicisti, con la complicazione, come dicevo nell'altro commento, che nella musica c'é identità tra materiale e " messaggio" artistico.

    Hai ragione ad auspicare "un senso del gusto innato" del compositore, "tale da escludere certi ricorsi a soluzioni facili e a buon mercato".
    E in effetti nel mio post scrivo che i compositori neo-tonali, in modo più che ragionevole, "pensano più genericamente a un ritorno a modelli meno stringenti di quelli classici, di gravitazione armonica intorno a centri di attrazione, ma senza l'armonia "funzionale", insomma un po' Stravinskij un po' Shostakovich un po' Debussy un po' Prokofiev un pò John Adams".
    L'unico pseudo-compositore che conosco, che scriva deliberatamente in stile tonale, si chiama Sardelli, ed é invero un uomo dal multiforme ingegno, il quale tra le altre cose che fa compone concerti, sinfonie, oratori in stile rigorosamente vivaldiano: e infatti é responsabile scientifico del catalogo vivaldiano, del quale é perciò profondo conoscitore. Ma sono esercizi iperbolici, a-storici,postmoderni, che hanno valore più per la loro curiosa "perversione feticista" e per la qualità artigianale, che non per quello che significano per la musica OGGI :-)

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  5. Anzi, mi correggo: conosco personalmente altri 3/4 compositori che scrivono musica assolutamente tonale, anche se il loro stile spazia da un franco '800 a un '900 più o meno "modernista". E ve ne sono molti, moltissimi altri che conoco solo per sentiro dire. Li rispetto e talvolta li ammiro per il loro coraggio e per la loro perizia artigianale. Ma credo che siano su una strada che ha poco da dire alla contemporaneità, anche se qualcuno di loro, i più " sfacciatamente" tonali, hanno grande successo di pubblico (come é abbastanza prevedibile) :-)

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    1. caro renato, intanto sono lieto che il dibattito si sia aperto su questi interessanti argomenti. sarebbe lieto vedere pubblicati altri interventi in merito. ti ringrazio per avermi segnalato questo sardelli, il cui nome mi era del tutto sconosciuto. mi fa venire in mente un antesignano: il caso curioso di remo giazotto e quella celebre "trascrizione" (si fa per dire) dell' "adagio" del povero albinoni, nonché altre rielaborazioni vivaldiane, che lo rendono un "parente" di questo sardelli. sono casi limite, che potrebbero essere annoverati in quello splendido libro di paolo albani, "i mattoidi italiani". a tal proposito mi viene in mente un altro compositore bislacco, oggi dimenticato ma degno della categoria di cui sopra: paolo castaldi, il quale mosse da premesse molto avanguardiste ("clausula", poi ripudiata dal suo autore), per giungere a stravaganti e spesso ripetitivi "collage" di materiali preesistenti, fino addirittura a un "concerto grosso". tu parli di "ammirazione per la perizia artigianale". ma è un po' come l'ammirazione che si provi per un paesaggista sul ponte la domenica pomeriggio, o come il restauratore. con la differenza che un oggetto antico ben restaurato adornerà sempre piacevolmente un ambiente coevo senza stonarvi, mentre una musica "falsa", oltrepassato lo "choc" (qui, tutto adorniano!) che susciti nell'ascoltatore, continuerà a suonare di "falso conio", come scrisse gide ne "i falsari". più che un'abilità artigianale è una forma di schizofrenia in relazione al proprio tempo, una forma patologica di rifiuto della storia (la quale, seppur "non esiste", diceva ionesco), pure fa sentire il suo inevitabile peso.
      mi sovviene una domanda: chissà se ai tempi di palestrina o prima ancora vi fossero già compositori fedeli esclusivamente agli stili passati nonostante il trascorrere imperturbabile del tempo. ho il dubbio che casi come sardelli siano sempre esistiti...
      un caro saluto, dario

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  6. poscritto: non ci volevo credere, ma cercando sardelli ho constatato che anche i suoi manoscritti sono stesi con la grafia adoperata dai vari vivaldi e bach dell'epoca. un caso di incredibile feticismo con identificazione nel morto. non so se ti sia mai capitato di vedere un film di claude chabrol dal titolo "10 incredibili giorni". il sostanziale protagonista - niente meno che orson welles - si è costruito l'anno in cui vuole vivere: il 1925. ecco il link al superbo, istruttivo e inquietante passaggio:

    https://www.youtube.com/watch?v=_JMwW2tqVYo

    dario

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