"Sto diventando un po' troppo critico per potermi illudere ulteriormente di avere qualche talento" - F. Nietzsche


"Musica est exercitium aritmaeticae occultum nescientis se numerari animi“

- G.W. Leibniz


"I pecoroni non vogliono diventare padroni del loro lavoro!" - C.T.


"Tutta la musica è contemporanea."

giovedì 8 dicembre 2016

CORSI E RICORSI STORICI


Grazie a un recente post di un amico, ho fortunosamente recuperato dai più dimenticati recessi della mia disordinata biblioteca questo libro, relitto di un epoca tramontata e rimossa, pubblicato nel 1971 da un Perniola trentenne ma già pienamente integrato nel mondo degli studiosi di alto livello, e infatti pubblicato nella collana di estetica curata da due "mammasantissima" dell'epoca, Luciano Anceschi e Luigi Pareyson.
Leggendo il risvolto di copertina, trasecolo:
"L'arte non è una manifestazione piena e totale della creatività umana, ma una sua alienazione....l'arte, intesa come significato senza realtà, e l'economia, intesa come realtà senza significato, costituiscono la struttura del mondo borghese: in esso alla spiritualità impotente della prima corrisponde la materialità violenta della seconda. Entrambe cercano di chiudere l'uomo in un contesto totalitario fondato sulla separazione."
Parole che evocano il sapore inconfondibile di un tempo nel quale, sotto il vessillo allora egemonico della visione marxista del mondo, molti provarono a elaborare una critica radicale dello stato delle cose, con il sogno di rovesciare un intero modello sociale e culturale e rifare tutto da capo, in un modo più giusto e più umano.


Come sappiamo, troppa retorica, troppo dogmatismo intellettualistico hanno finito per affondare Il generoso progetto, sconfitto nel frattempo dalla ennesima mutazione tecnologica del capitalismo, che invece ha saputo adattare la propria struttura economico/ideologica alla necessità di dare una nuova facciata presentabile- e anzi ancora più attraente di prima- alla realtà dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo.

Ma oggi sembra che di nuovo ci troviamo forse alle soglie di un altro cambiamento epocale: lo dicono vari segnali che provengono dalla società, pur se ancora confusi e contraddittori, e i cui esiti sono massimamente incerti e pericolosi.
E allora chissà, forse è giunto il momento di andare a rileggere ciò che si pensava e scriveva 40 anni fa, non solo il nostro Perniola naturalmente, sfrondandolo dalle incrostazioni e dalle retoriche del tempo ( inclusa una prosa illeggibile, che nei pensatori francesi in particolare toccò vette ineguagliabili) per vedere se sarebbe possibile recuperare almeno qualche affilato strumento critico che ci aiuti a condurre con profitto la necessaria autopsia di questo cadavere che ormai ci pesa addosso da troppo tempo, del quale è palese lo stato di incipiente putrefazione, e del quale dovremmo finalmente sbarazzarci; non prima però di aver compreso di quale male è morto.

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