"Sto diventando un po' troppo critico per potermi illudere ulteriormente di avere qualche talento" - F. Nietzsche


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"I pecoroni non vogliono diventare padroni del loro lavoro!" - C.T.


"Tutta la musica è contemporanea."

mercoledì 13 settembre 2017

LA RAI E LE MUSICHE DEL XXI SECOLO



Pur con tuttle sue lacune, RAI Cultura manda in onda spesso cose interessanti sull'arte contemporanea: arti visive, architettura, danza, teatro, cinema : ma niente sulla musica. Mi sembra molto strano. Se ne saranno accorti i cervelloni di quel canale? Si saranno posti la domanda ? Per chi vede Rai cultura, la musica consiste di tre cose : l'opera lirica, la musica sinfonica classica, e per le musiche di oggi il rock, con le sue numerose ramificazioni e sottogeneri.
Ora io mi domando perché alla Rai, che dall'anno scorso con l'inserimento del canone nella bolletta dell'elettricità ha avuto un fortissimo incremento delle risorse a propria disposizione, non sia venuto ancora in mente a nessuno che sarebbe ora di produrre un nuovo programma-inchiesta sulla situazione delle musiche d'oggi: di tutte le musiche, inclusa la musica "colta"contemporanea. Naturalmente lo dovrebbe fare senza steccati estetici e senza pregiudizi intellettuali. E la cosa mi meraviglia ancor di più perché il "format" di successo di un tale programma-inchiesta la Rai lo possiede da decenni, e si chiama "C'è musica e musica". Lo aveva coordinato e presentato Luciano Berio, più di 40 anni fa ormai.
Cosa manca alla RAI per decidersi a colmare questa lacuna, dopo tanti anni da quel programma così importante? Le idee? La volontà "politica"? Un compositore o un musicologo intelligente che conosca il medium e che che come Berio sia capace di coordinare il tutto in modo semplice e senza intellettualismi?
Insomma, la RAI é o non é servizio pubblico? 
Io capisco che questo mio post é una vox clamans in deserto, e che finché non si rovescerà il paradigma del "mercato" come bussola di ogni decisione culturale saremo destinati a una corsa verso l'abisso.
Ma continuo a ritenere - forse ingenuamente, può darsi- che per fare un programma-inchiesta di quaiità non servono investimenti industriali, ma FANTASIA, creatività e capacità di usare il linguaggio giusto, pur con mezzi scarsi. il buon vecchio adagio: far di necessità virtù.
Quanto al pubblico: pensare al telespettatore medio come un minus habens privo di curiosità e refrattario agli stimoli culturali nuovi é proprio quell'atteggiamento che produce l'abbassamento progressivo del livello qualitativo della programmazione.
E' tutto da dimostrare - a mio modesto avviso da non addetto ai lavori - che un programma ben fatto, creativo, semplice, che proponga in modo vivace (come lo faceva Berio) i protagonisti delle musiche di oggi, collegandoli in un affresco ben congegnato, mettendone in luce assonanze e dissonanze, analogie e influenze con altre discipline artistiche eccetera, interessi solo "una fetta esigua tra noi che paghiamo il canone". Ma quand'anche così fosse, la Rai deve decidere cosa é: se é una tv commerciale oppure un servizio pubblico con la "mission" di offrire il ventaglio più ampio possibile di prodotti culturali, anche se non per il grandissimo pubblico. Poi ci vorrebbe anche una riflessione su cosa sia questo "pubblico", nell'epoca in cui abbiamo a disposizione centinaia di canali tematici, tutti con shares esigui.
Amici, é necessario che chi ha in mano qualche possibilità di invertire la rotta si faccia coraggio e inizi a martellare, nei luoghi dove si prendono le decisioni.
Oppure nessuno dei nostri musicisti e musicologi - che con la Rai collaborano e che certamente avrebbero almeno la possibilità di lanciare l'idea - ha voglia di impegnarsi in questa sfida? Perché non si fa ?
Anche perché, quando ad es. capita che vada in onda un concerto sinfonico (di Rai torino o di S. Cecilia) nel quale disgraziatamente c'é anche un pezzo contemporaneo, e questo non viene presentato, non si dice nulla nè dell'autore nè dell'opera, il risultato é imbarazzante, addiittura controproducente.



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