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mercoledì 13 settembre 2017

NON C'È NIENTE DA VEDERE



Se nella Pop Art (Brillo Boxes, Marilyn, Kennedy, Campbell Soup, CocaCola, banconote, graffiti ecc.) "l'oggetto banale, la copia di oggetti o di immagini di uso comune, creato intenzionalmente per diventare un'opera d'arte non è riconosciuto in quanto Opera d'Arte che dentro un contesto storico e sociale determinato, e solamente se è sottomesso a una interpretazione teorica e filosofica suscettibile di giustificare l'interesse che gli si porta (...); se senza giustificazione filosofica tale oggetto sarebbe irrimediabilmente condannato a essere gettato nella spazzatura" (cit. Marc Jimenez - "la querelle de l'art contemporain");
se nell'Arte Concettuale poi sparisce l'oggetto materiale stesso, e il senso dell'Opera migra dall'Oggetto al Soggetto fruitore, al quale è interamente devoluto il compito di decidere della natura artistica del concetto stesso, e di decrittarne a piacimento il "significato" - se ne ha uno;
ALLORA è lecito chiedersi quale senso abbia esporre questi oggetti nei musei e nelle gallerie d'arte, dato che, come gli stessi autori in fondo dicono, NON C'È NULLA DA VEDERE.
Nessuna perizia artigianale, nessuna "aura autoriale" perché spesso l'oggetto, quando ancora sussiste come nel caso delle copie di oggetti di uso comune, non è prodotto materialmente dall'artista ma da altri per lui - laboratori industriali, fabbriche di manifatture o altro-, nessuna volontà di esprimere valori tradizionali quali la "bellezza" estetica o altri valori intrinseci alla sua fattura materiale, che il pubblico possa apprezzare osservandolo.
A questo punto, mi domando se non sarebbe in fondo più coerente NON ESPORRE, non organizzare mostre nelle quali allineare oggetti o meta-oggetti che in quanto tali non hanno alcun valore. Sarebbe invece più coerente, più fedele al pensiero degli artisti limitarsi a fornire al pubblico un saggio in forma stampata o una conferenza con i quali comunicare i concetti-base di queste correnti artistiche, e suscitare su di essi delle discussioni pubbliche. 
Sappiamo tutti che dopo Duchamp in arte e dopo Cage in musica, si sono aperte le cataratte ed é venuto giù tutto. E' venuta l'epoca del "n'importe quoi".
Ma sarebbe superficiale limitarsi a una condanna sdegnata della scomparsa della "Bellezza", come
alcuni fanno. Perché quello che é accaduto da là in poi non é la Morte dell'Arte, ma la scomparsa di un certo modello di Arte che aveva retto per secoli. Se per Hegel il destino dell'arte é quello di trasformarsi in filosofia, che a suo parere é la forma di conoscenza più alta e più complessiva che sia data all'umanità, allora con la svolta del Concettuale siamo pienamente nella filosofia, e la "profezia " di Hegel sembra sul punto di realizzarsi.

Ma poi quando vedo la gente che fa lunghe code e paga biglietti per andare a vedere una mostra di "opere" di Andy Warhol, mi dico che forse sono tutti vittime di una colossale presa in giro. Ben che vada, di un enorme equivoco.
Non c'è proprio niente da vedere, lì.
Al massimo, si celebra inconsapevolmente il rito di massa della finanziarizzazione del mondo e della vita.

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