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mercoledì 13 settembre 2017

ARTE COPROFILA - POUR EN FINIR AVEC L'HUMANISME



ARTE COPROFILA- POUR EN FINIR AVEC L'HUMANISME

Cari amici, se vi interessano le cose dell'arte contemporanea, e se i barattoli di "Merda d'artista" del nostro Piero Manzoni degli anni '60 vi hanno sollevato qualche legittimo interrogativo o curiosità, allora questa cosa di Wim Delvoye vi manderà in estasi.
Si chiama CLOACA© ed è una raffinatissima macchina per fare....la cacca.
Cioè da una parte le si dà da mangiare a strafottere, senza limiti; lei da brava rumina, digerisce, decompone, ha nella "pancia" tutti i suoi begli enzimi e acidi e batteri come nel nostro apparato digerente; e dall'altra parte, alla fine del processo, Cloaca© produce degli stronzi che - a detta di chi l'ha vista in azione- sono perfettamente realistici, e autentici anche dal punto di vista olfattivo.
Ora io vi devo confessare che questa macchina mi affascina in massimo grado, e per più ragioni.
Innanzitutto per la fantastica perizia tecnologica di chi ha saputo progettare una macchina che riproduce perfettamente i complessi processi chimici digestivo/intestinali della fisiologia umana. È una bella sfida progettistica, vinta alla grande.
Poi, l'idea mi ipnotizza, mi cattura per l'ovvio contrasto radicale tra la complessità tecnologica e la sua totale inutilità, gratuità: è vero che le "macchine inutili" di Tinguely avevano già abbondantemente percorso questa tematica, ma qui c'è qualcosa in più, e più disturbante: se cercate on line altri video, ne troverete uno dove uno stuolo di veri chef prepara "da mangiare" per Cloaca© delle pietanze raffinate, un intero menù pantagruelico, infinito, poi lo scarica alla rinfusa con le mani e con i mestoli su un nastro trasportatore che convoglia tutto "in bocca" a una versione enorme, gigantesca di Cloaca©; la quale poi da brava, dopo un po' (il tempo che ci vuole ) fa comparire sul nastro trasportatore dall'altra parte uno stronzo bellissimo, lungo metri e metri, per la gioja degli astanti ( forse un po' meno per le loro narici).
Insomma una specie di banchetto di Trimalcione come nel Satyricon di Fellini, più, allusivamente, la pulsione di morte del famoso film di Ferreri "La Grande Bouffe".
Solo che qui la protagonista è una povera macchina inanimata, il che rovescia in farsa qualsiasi interpretazione psicologista sulla pulsione autodistruttiva e sul celeberrimo triangolo libidico sesso-cibo-morte, eccetera. Tutta la cosa diventa una goffa, ridicola caricatura. Ma anche terribilmente tragica e realistica. Io ne sono affascinato, ipnotizzato, sconvolto, rimango senza parole come davanti a una epifania numinosa.
E credo che sarebbe ancora più tragico e disturbante se la macchina fosse un automa dalle fattezze umane perfettamente imitate. Dovrò trovare il modo di suggerire questa idea all'artista, se non ci ha già pensato lui. 
In terzo luogo, tutta questa faccenda apre abissi insondabili quanto affascinanti sullo statuto dell'arte contemporanea, sul suo ruolo nella società (se ne ha uno) e sul Sistema dell'arte: artisti, gallerie, musei, mercato dell'arte, influenza dei media, ricezione del pubblico, e così via all'infinito.
C'è qualcosa di veramente geniale in CLOACA©, e al tempo stesso di terribilmente "Unheimlich".
E' l'anello che mancava per chiudere il cerchio. È il trionfo finale è definitivo della tautologia ontologica nichilista di certa arte contemporanea. Una circolarità perfetta, arte-denaro-merda- arte e così via ad libitum ad infinitum
Un mistero insondabile che mi porterò dietro finché campo.

P.S. Leggo che l'artista colombiano Fernando Pertuz "in una galleria d'arte defecò di fronte al pubblico, poi con grande solennità passò a ingerire le proprie feci". Sembra che apparentemente qui si tratti di una performance analoga ( ma rovesciata: prima ci sono le feci, poi queste diventano "cibo"), invece no. Qui non c'è sublimazione artistica, c'è solo banalità,volgarità, provocazione gratuita secondo me

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