ARTE COPROFILA- POUR EN FINIR AVEC L'HUMANISME
Cari amici, se vi interessano le cose dell'arte contemporanea, e se i
barattoli di "Merda d'artista" del nostro Piero Manzoni degli anni '60
vi hanno sollevato qualche legittimo interrogativo o curiosità, allora
questa cosa di Wim Delvoye vi manderà in estasi.
Si chiama CLOACA© ed è una raffinatissima macchina per fare....la cacca.
Cioè da una parte le si dà da mangiare a strafottere, senza limiti; lei
da brava rumina, digerisce, decompone, ha nella "pancia" tutti i suoi
begli enzimi e acidi e batteri come nel nostro apparato digerente; e
dall'altra parte, alla fine del processo, Cloaca© produce degli stronzi
che - a detta di chi l'ha vista in azione- sono perfettamente
realistici, e autentici anche dal punto di vista olfattivo.
Ora io vi devo confessare che questa macchina mi affascina in massimo grado, e per più ragioni.
Innanzitutto per la fantastica perizia tecnologica di chi ha saputo
progettare una macchina che riproduce perfettamente i complessi processi
chimici digestivo/intestinali della fisiologia umana. È una bella sfida
progettistica, vinta alla grande.
Poi, l'idea mi ipnotizza, mi
cattura per l'ovvio contrasto radicale tra la complessità tecnologica e
la sua totale inutilità, gratuità: è vero che le "macchine inutili" di
Tinguely avevano già abbondantemente percorso questa tematica, ma qui
c'è qualcosa in più, e più disturbante: se cercate on line altri video,
ne troverete uno dove uno stuolo di veri chef prepara "da mangiare" per
Cloaca© delle pietanze raffinate, un intero menù pantagruelico,
infinito, poi lo scarica alla rinfusa con le mani e con i mestoli su un
nastro trasportatore che convoglia tutto "in bocca" a una versione
enorme, gigantesca di Cloaca©; la quale poi da brava, dopo un po' (il
tempo che ci vuole ) fa comparire sul nastro trasportatore dall'altra
parte uno stronzo bellissimo, lungo metri e metri, per la gioja degli
astanti ( forse un po' meno per le loro narici).
Insomma una specie di banchetto di Trimalcione come nel Satyricon di
Fellini, più, allusivamente, la pulsione di morte del famoso film di
Ferreri "La Grande Bouffe".
Solo che qui la protagonista è una
povera macchina inanimata, il che rovescia in farsa qualsiasi
interpretazione psicologista sulla pulsione autodistruttiva e sul
celeberrimo triangolo libidico sesso-cibo-morte, eccetera. Tutta la cosa
diventa una goffa, ridicola caricatura. Ma anche terribilmente tragica e
realistica. Io ne sono affascinato, ipnotizzato, sconvolto, rimango
senza parole come davanti a una epifania numinosa.
E credo che
sarebbe ancora più tragico e disturbante se la macchina fosse un automa
dalle fattezze umane perfettamente imitate. Dovrò trovare il modo di
suggerire questa idea all'artista, se non ci ha già pensato lui.
In terzo luogo, tutta questa faccenda apre abissi insondabili quanto
affascinanti sullo statuto dell'arte contemporanea, sul suo ruolo nella
società (se ne ha uno) e sul Sistema dell'arte: artisti, gallerie,
musei, mercato dell'arte, influenza dei media, ricezione del pubblico, e
così via all'infinito.
C'è qualcosa di veramente geniale in CLOACA©, e al tempo stesso di terribilmente "Unheimlich".
E' l'anello che mancava per chiudere il cerchio. È il trionfo finale è
definitivo della tautologia ontologica nichilista di certa arte
contemporanea. Una circolarità perfetta, arte-denaro-merda- arte e così
via ad libitum ad infinitum
Un mistero insondabile che mi porterò dietro finché campo.
P.S. Leggo
che l'artista colombiano Fernando Pertuz "in una galleria d'arte defecò
di fronte al pubblico, poi con grande solennità passò a ingerire le
proprie feci". Sembra che apparentemente qui si tratti di una
performance analoga ( ma rovesciata: prima ci sono le feci, poi queste
diventano "cibo"), invece no. Qui non c'è sublimazione artistica, c'è
solo banalità,volgarità, provocazione gratuita secondo me
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